RICOTTA DI PECORA, CIOCIARIA E UNA FAIDA TRA PASTORI

La Ciociaria è terra di pastorizia, non stupisce allora che tra i prodotti più rappresentativi di questa terra ci siano i formaggi: pecorino, marzolina, Gran cacio di Morolo, Caciocavallo, Primo sale, caciotte di capre…chi più ne ha più ne metta…ma oggi vorrei parlarvi della ricotta di pecora!

Lo chef dell’Ambasciatori Place Hotel tiene in gran conto i prodotti caseari ciociari e nutre particolare venerazione per la ricotta di pecora che ama inserire nel buffet di antipasti, nell’aperitivo e come base per dolci molto particolari.

La Ricotta di Pecora è un formaggio dolce, ottenuto dal siero della lavorazione di latte ovino e caprino. Per realizzarlo sono utilizzati materiali tradizionali come la caldaia di rame riscaldata a legna e le fuscelle di vimini. Non è prevista salatura.

I ciociari hanno grande rispetto per i formaggi locali, vi rintracciano le radici, vi riconoscono fonte di ricchezza e naturalmente di gusto. Ecco, l’importanza di pecore e formaggi dalle nostre parti in alcuni casi può trascendere il buon senso.

Mi torna in mente quello che mi è successo qualche mese fa. Giungo per caso in un’edicola romana e, come di consueto, passo distrattamente in rassegna l’esercito di riviste patinate che si offre al mio sguardo, fino a che l’occhio mi cade su questo titolo “Mi hanno morto tutte le pecore ma io non mi arrendo” (citazione testuale, giuro!).
Brivido sulla schiena e  pauroso dubbio che lo sgrammaticato sfogo di copertina fosse di un ciociaro. Non resisto e curiosa vado a leggere il pezzo che si apre davanti a  me in tutta la sua surreale realtà: una faida tra pecorari ciociari. Il dubbio purtroppo diventa certezza. Due fratelli del frusinate, stufi che le pecore del vicino brucassero spesso sui loro terreni rubando nutrimento ai loro ovini, decidono di uccidere il padrone delle pecore “sconfinanti” e gran parte del gregge! Quando si dice “l’erba del vicino è sempre più verde”. Ecco dalle nostre parti ci puoi rimettere la pelle!

Vi risparmio i dettagli della triste vicenda, spiegati con dovizia di particolari dall’autore dell’articolo che ha condito il brano qua e là con frasi che, se avete il mio bizzarro senso dell’ironia, vanno lette quando si è un po’ giù di corda: “la fredda vendetta dei fratelli pastori”, “la decisione di ammazzare il collega-rivale”, ma il mio pezzo preferito è la fine descrizione del profilo psicologico di assassini e vittime: “tutti erano personaggi solitari, più abituati a vivere tra le loro bestie che tra gli esseri umani”. Segue l’immancabile movente: “eravamo stufi che le sue pecore brucassero tutta la nostra erba” e la replica, talmente potente da finire come titolo di copertina, “Mi hanno morto tutte le pecore ma io non mi arrendo”.

Nonostante la tragicità, la vicenda nella mia immaginazione ha preso contorni comici. Adesso non vorrei indugiare troppo sulla cronaca nera made in Ciociary ma… pensate ai killer che premeditano l’omicidio, pare che l’interrogatorio sia andato avanti tutta la notte…no dico… non è che avessero usato particolari precauzioni per far sembrare il fatto un incidente o opera di altri…una mattanza a suon di fucile lasciato ben in evidenza in casa. Pensate al giornalista e al direttore della rivista che hanno pensato che il pezzo potesse avere criteri di notiziabilità e interesse generale.  Sangue di uomini e pecore…Come si fa a resistere? Volgete, infine, un ultimo pensiero al superstite, parente del morto ammazzato, eroe locale che non si arrende e non si piega. Come si fa a non sbellicarsi!

Ci tengo a sottolineare che questo è davvero un caso limite. Queste notizie fanno cattiva pubblicità alla nostra terra. E’ ingiusto. Come in quei film in cui si parla un dialetto terribile e vogliono far credere che sia ciociaro (almeno studiate lo slang giusto!). I ciociari sono stanchi di questi stereotipi. Scusate ma il dialetto marchigiano è più elegante? O è più comprensibile quello napoletano o veneziano? Io adoro tutti i dialetti, e in tutti ravviso suoni strambi, non trovo giusto trattare come zotici solo noi! Giornalista e direttore vi darei in pasto al peggiore dei galeotti ciociari, ma vi auguro solo una bella indigestione a base di ricotta di pecora!(Come nel film La ricotta di Pier Paolo Pasolini…Anche se in quel caso il protagonista muore, ma nel nostro caso ce la possiamo cavare con un po’  di mal di pancia).

Come ogni popolo, anche quello ciociaro ha le sue caratteristiche: fiero, testardo, rompiscatole, ironico e con la giusta dose di “ignoranza”. Abita una terra bellissima di collina e di montagna, di mura ciclopiche e doline carsiche, di acque termali. Sa mangiare e bere. Solo per questo vale la pena venire a trovarci!

Per il vostro soggiorno: Ambasciatori Place Hotel 

 LEGGI ANCHE: MOUSSE DI RICOTTA E CAFFE’

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *